Cose che possono capitare, almeno a Mosca

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Vedere una signora mangiarsi tutta una mela, compreso il torsolo, rimanendo alla fine a succhiare il picciolo (era seduta di fianco a me in aereo).

Essere l’unico italiano dell’aereo sia all’andata che al ritorno. Almeno se voli con una low-cost del gruppo Aeroflot.

Sentire ancora applaudire agli atterraggi. Un tempo ero snob e dicevo “guarda come siamo presi”; lì ne ho avuto nostalgia.

Arrivare in un aeroporto largamente inutilizzato, con sale di attesa completamente sgombre. Magari non come in Corea del Nord – dove ben mi guardo di andare, ma è per dare l’idea.

Farsi venire a prendere da un tassista che non riesce a pagare il parcheggio. “One apparat all the airport!”. Che poi scrive e registra messaggi vocali tutto il tempo del percorso.

Trovare dei bancali a coprire le buche nei marciapiedi e camminarci sopra.

Vedere tra lo skyline un caldaione sovietico che dà acqua calda a tutta la città. La guida di un tour del centro ha detto che si poteva anche visitare, domandando. Io non ci sono riuscito. La Lonely Planet neppure lo menzionava. L’essenziale è fuori dalle guide.

Vedere solo macchine straniere e scoprire che le Lada ormai sono delle mosche bianche.

Vedere un po’ ovunque ragazze con a seguito fotografi per farsi dei book.

Entrare in stazioni della metropolitana bellissime, con dei marroni piastrella o dei verdi oliva fuori dal tempo, senza alcun segno di vandalismo.

Incrociare gente che autonomamente si mette a rastrellare erba nel parco – ho visto una signora al VDNH! – o grattare cragna dalle scale pubbliche.

Scambiare sguardi musoni un po’ con tutti. È normale.

Ordinare una zuppa fredda, solo d’estate. Quella che ho preso io si chiamava Okroshka. Molto buona.

Mangiare spesso agrodolce.

Conoscere un tizio di Dubai ignorante come la merda che ha appena fatto il tour di Chernobyl e che insiste a dirti “it’s safe, it’s safe”.

Vedere un po’ ovunque ragazze belle ed elegantissime nel portamento, dal viso simmetrico e dai seni proporzionati.

Trovare nei posti pubblici tanti bambini, abbastanza selvatici e poco seguiti. Le madri sono sempre  molto giovani. I mariti muoiono presto mi è stato detto.

Entrare per sbaglio in una chiesa ortodossa e vedere una loro funzione sentendosi un etnologo o un antropologo.

Parlare con chiunque di Dostoevsky. Beh, insomma, con chi parla inglese.

Salire su una riproduzione della stazione spaziale orbitante MIR. Quella che quando l’hanno fatta schiantare in mare a Studio Aperto dicevano “state attenti, mettetevi sotto un muro portante”.

Imparare che i russi a parte l’uomo sulla Luna  hanno fatto un po’ di tutto prima degli americani nello spazio.

Chiedere ad una ragazza a cena se ha mai volato su un Tupolev e farsi guardare con infinita compassione.

Chiamare i taxi con Uber o con dei competitor ancora più convenienti e professionali spendendo cifre ridicole.

Incocciare ovunque contro dei food deliverer.

Scoprire che hanno un sacco di immigrati interni, dagli occhi a mandorla che diresti mongoli, provenienti da ex repubbliche sovietiche.

Fare foto da un taxi e ottenere senza chiederlo che il taxi rallenti. Tu dici: lo faranno in vista di una mancia. Cerchi dunque di lasciare una mancia e poi la rifiutano, senza sdegno.

Trovare fiori un po’ ovunque.

Trovare bagni pubblici un po’ ovunque, tenuti più che decorosamente.

Aspettare il prossimo convoglio in metropolitana al massimo due minuti. Non ha senso correre.

Vedere una pulizia delle strade che è davvero una pulizia delle strade.

Salire a bordo di taxi con guidatori caucasici che vanno come dei pazzi.

Camminare un sacco per raggiungere il posto dove devi andare anche se dalla mappa la stazione della metro sembrava vicina.

Non capire mai qual è il verso giusto con cui si aprono le porte.

Impiegare giorni solo per ricordare come ci si saluta formalmente. “Zdravstvuite” comunque.

Vedere gente bere spritz Aperol.

Dire di essere italiano e sentirsi immediatamente stimato (no, davvero: dove altro capita?).

Conoscere gente che ti consiglia di andare in Siberia. Nessuna facile battuta, è che proprio dicono tutti sia meravigliosa.

Sentirsi dire che si sentono molto simili agli italiani. E probabilmente hanno ragione.

Arrivare a tanto così dal farsi venire la russofilia.