Dump di cose viste, pensate e riferibili dopo una giornata di voli

In un bar dento all’aeroporto di Venezia che si chiama “Culto”, ma potrebbe accadere in un qualunque altro bar del Marco Polo, chiedo una spremuta d’arancia e la tizia dietro il bancone mi comunica risoluta: “non c’è”. Proprio a muso duro, senza un “mi spiace” o spiegazioni, e con tanto di macchina spremiagrumi bianca e arancione (e gigante) alle spalle.

Non ho ancora capito se questa mancanza di sorrisi professionali – come li chiamava DFW – o insomma di moine verso il cliente, sia un segno di maleducazione o piuttosto di onestà nei rapporti umani. Forse è solo Mestre.

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Di fianco a me una ragazza bassa e grassoccia fa al suo ragazzo, anch’egli tracagnotto: “amore: è il nostro primo aereo insieme”. Lui bofonchia qualcosa distratto.

È che non ci rendiamo conto di quanto siamo spietati! Scusateci tutte – ragazze passate, presenti, future e possibili.

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Ogni volta che viaggio mi pare di essere l’unica persona educata e a modo dell’intera classe economy dell’aereo.“Educazione: sopra la classe economy” (fa già ridere così).

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Voglio scrivere il racconto di uno che, morente, vuole venga tolto il crocifisso dalla parete della stanza in cui alloggia (potrei metterci dentro un’infermiera stronza che si rifiuta).

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Chi nel “ciascuno muore la propria morte” di Heidegger vede una tautologia lo penserebbe anche di una frase come “ciascuno muore l’ora ed il luogo della sua morte”. Ma per confutarlo basterebbe fargli ascoltare Samarcanda di Vecchioni.

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Vicino a me c’è una famiglia veneta, madre e padre con figlie grandi. Non brillano, specie il padre ha qualcosa di stupidotto. Ma hanno modi gentili, l’educazione è tangibile. La piccola borghesia veneta non andrà all’inferno per questa volta.

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È chiaro perché i filosofi in tv, ad esempio gli ormai attempati Cacciari e Galimberti, hanno sempre la cantilena della lamentela – o quando va bene della perorazione disperata. È la senescenza: non c’è nessun contenuto dietro che tenga. Sono solo vecchi.

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Sugli schermi dietro i posti in aereo scorgo un paio di Harry Potter e un film di supereroi. La vicina guarda una cosa da teenager, presumibilmente strappalacrime: storia di lei costretta a girare con bombola e tubi per l’ossigeno, e di lui specie di boy scout romantico che la corteggia oltre ogni difficoltà.

Chissà perché tutti hanno bisogno di storie edificanti, di buoni sentimenti: dei buoni. Può essere che al fondo di tutti noi ci sia la legge morale come scriveva Immanuel Kant, e persino la bontà. O forse che il mondo è spietato e ogni tanto bisogna prendere una boccata d’ossigeno in forma di bontà finzionale.

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Io da buon disadattato tengo Google Earth con la posizione dell’aereo aggiornata in tempo reale, e tutti gli inutili dati di volo. Perché è sempre un piacere sottile metterci le mani e dire “ah dai la regione del Rio Grande è qua” (roba da garibaldini) o “chissà di quand’è questa foto del lago Aran” (il lago sta scomparendo).

Datemi Google Earth e per me sarà sempre il 2004 o giù di lì.